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Manna: Two Visions of Humanity’s Future

Librettino minimo, 80 pagine, si legge in due ore ma ci si pensa sopra per giorni.

Oltre alla versione Kindle, linkata qui sopra, è disponibile anche gratis al sito dell’autore, sebbene in una scomoda forma fatta di pagine HTML (al limite si può tirare giù con wget).

E’ stato scritto una decina di anni fa e, da buon libro di fantascienza, è diventato estremamente attuale.

Pur se l’intreccio è continuo, il libro è diviso nettamente in due parti.

La prima è molto attuale e racconta della “semplice” introduzione in un fast food di un supervisore informatico, che sostituisce il responsabile del negozio nel dire cosa fare e nel valutare come è fatto.

Sebbene possa apparire banale, le implicazioni sono molto più ampie di quello che sembrano: le trasformazioni descritte sono perfettamente logiche e plausibili, il classico “già, è vero. E’ così semplice”. E il disastro lavorativo che ne consegue è impressionante, soprattutto perché appare ineluttabile.

Nella seconda parte, il protagonista arriva in una sorta di limbo, vicinissimo al 1984 di Orwell, e poi si si sposta e vira gentilmente sulla fantascienza (almeno ai nostri occhi), offrendo però una interessante riflessione sulla gestione della ricchezza.

La prima parte mi ha molto colpito perché, proprio in questi giorni, sto in un progetto che non è molto dissimile da una sorta di supervisore, sebbene fortunatamente più semplice: lì si parla di gestire un ristorante fast food, qui si parla di gestire progetti, ma le differenze sono molte meno di quelle che si pensi.

È l’idea di una macchina che ci dica cosa fare, che misuri come lo facciamo e quanto ci mettiamo e che, appena abbiamo fatto, prenda questa informazione e decida il prossimo passo.

È l’idea di una macchina che sostituisce una persona, un “colletto bianco”, in un’attività che non è almeno in apparenza ripetitiva e che richiede discernimento, valutazione.

È l’idea che dopo la catena di montaggio delle cose si arrivi alla catena di montaggio delle idee.

Ci siamo sempre detti che le macchine non sono intelligenti; non ci siamo mai detti cosa potrebbe succedere se le macchine usassero la nostra intelligenza, ma con i loro ritmi.

“Studia, perché chi studia ha un futuro” di colpo non è più vero.

Il nucleo concettuale dell’intermezzo e della seconda parte è invece qualcosa che richiama il concetto di reddito di cittadinanza.

In un mondo che, dati alla mano, produce abbastanza ricchezza per tutti, nella seconda fase si discutono in maniera dettagliata, pur con una ricca patina fantascientifica, due realtà completamente opposte.

Non vado nei dettagli per non svelare il romanzo, che rende il concetto comprensibile proprio perché lo approccia per gradi, a passi brevi e giocando molto sulle differenze bianco/nero.

Ma è sicuramente, tra le varie che ho letto, una delle dissertazioni sul tema più chiare e meno “filosofiche”, che poi apre a tanti temi collegati come le motivazioni per cui facciamo le cose, il concetto di libertà, e via.

Un piccolo libro che può suscitare grandi pensieri, davvero. Consigliatissimo.