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Lifeline

Ve li ricordate i librigame? Sì? Bene. Lifeline è un librogame moderno.

C’è una storia (da leggere, niente grafica) che vi scorre davanti. Voi leggete e al momento giusto scegliete. Tra due scelte.

Sulla base delle vostre scelte la storia si dipana.

Vi sembra semplice? lo è.

Vi sembra banale? Oh, ingenui.

Lifeline è l’esempio massimo di “non conta cosa fai, conta come lo fai”. Una meccanica vecchia di 40 anni, che precede i giochi elettronici stessi, eseguita in maniera perfetta crea un gioco fantastico, con una scrittura (in inglese) magistrale, che ti tiene sul filo del rasoio e alcuni trucchetti per aumentare ancora di più la tensione.

Occhio che da qui in poi c’è qualche spoiler.

La trama è semplice: non si sa come, il nostro cellulare è ora l’unico punto di contatto per l’unico sopravvissuto di un disastro spaziale, un’astronave esploratrice che si è schiantata nella galassia di Tau Ceti. Com’è come non è, “Taylor” riesce a comunicare solo con noi. E a noi chiede aiuto per un improbabile, eroico salvataggio.

Da lì, dopo un po’ di chiacchiere, si comincia ad esplorare, sempre con scelte A-B. La meccanica di gioco è questo: scegli. E attendi.

Sì, perché c’è una cosa che i librogame non avevano, e che invece Lifeline implementa magistralmente: se a “Taylor” ci vogliono 2 ore per andare in un posto, bene, dovrete aspettare due ore.

Se ci vorrà un’ora per spostare un masso, ci si sente fra 60 minuti.

Una comoda notifica sullo smartphone vi segnalerà che è arrivato a destinazione, o che ha spostato il masso.

E se a “Taylor” viene un dubbio durante la camminata? Stessa cosa, vi contatterà, arriverà la notifica e potrete dargli il vostro parere su cosa fare, o discutere con lui di quale razione consumare: tonno o uova e bacon?

A parti invertite, non potrete invece fare nulla: dato l’ordine, non avrete modo di contattarlo e convincerlo a cambiare idea.

La scelta: A o B?

All’inizio vi sembrerà stupido e inutile, quasi tempo perso, ma poi questo “silenzio radio”, questa attesa per l’esito della scelta vi entrerà sotto pelle. E sarà uno degli strumenti che più farà salire la tensione, quando le cose inizieranno a farsi interessanti. Perché vi accorgerete che sarà lui a guidare il gioco.

E contribuirà a creare un legame forte tra voi e “Taylor”, perché, come in un moderno Tamagotchi, questo essere il suo unico contatto vi farà diventare un po’ la sua coscienza, o il suo nume tutelare, o il suo genitore, o il suo Dio. Le vostre scelte determinano il suo futuro, e quando lo farete infilare in qualche disgrazia, vi sentirete tristi.

Non nascondo di esserci veramente rimasto male, la prima volta che, per mia testardaggine, l’ho fatto morire.

E questo legame andrà avanti, crescendo, fino a quando non riuscirete, finalmente, a condurlo alla salvezza, dopo aver visto e fatto cose incredibili.

Come ambientazione e stile, grazie anche a qualche citazione diretta o indiretta, siamo dalle parti di Alien (il primo), con grande uso della tensione del sentito ma non visto, dell’intravisto, del c’è ma non riesco a vederlo.

Il fatto poi di non avere nessuna rappresentazione grafica, ma vivere tutto attraverso le parole di qualcuno, aggiunge ancora di più tensione, perché questo “doppio filtro” lascia ancora più spazio all’immaginazione, che non è (fortunatamente) l’architetto più razionale che esista.

In alcuni passaggi c’è parecchia tensione, roba che un rumore in più (o una moglie che fa “BU!” mentre vi vede concentrati con gli occhi sul cellulare) vi farà saltare dallo spavento.

In alcuni momenti viene considerata anche l’ora reale, penso anche per evitare di mandare notifiche di eventi importanti per la storia alle 3 di notte, ma comunque non si deve mai rispondere “al volo”. Giocandoci normalmente in 3 giorni si arriva a una fine, ed è comunque semplicissimo farsi perdonare eventuali decisioni sbagliate, basta semplicemente “riavvolgere” il gioco a una qualsiasi scelta rivelatasi errata e scegliere l’altra voce.

Ci sono molte cose da esplorare e vedere, quindi in un passaggio non vedrete tutte le possibilità, e lo rigiocherete volentieri almeno una volta.

Dopo la prima partita finita con esito positivo, potrete anche disattivare l’attesa tra i vari comandi ed esplorare più o meno liberamente i vari scenari possibili (ma perde molto, e serve probabilmente solo ai perfezionisti che vogliono leggere ogni singola riga).

Come anche ampiamente evidenziato nelle polemicissime (ed idiote) recensioni sul Play store, il gioco è solo in inglese ed è disponibile sia per Android che per iOS e costa qualche euro (è stato anche in offerta a 0,99€).

A meno che a) non sappiate l’inglese o b) odiate la fantascienza, dategli una possibilità e non ve ne pentirete.