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Venere privata

Ho già parlato in passato di un libro di Scerbanenco, tessendo le lodi dell’autore; non posso quindi nascondere il mio apprezzamento per l’autore. In quel caso si parlava di una raccolta di racconti, in questo caso invece Venere privata è un romanzo, il primo di una serie. Già negli anni ’60 e ancora oggi, in una collana poliziesca che si rispetti, il protagonista deve essere sempre lo stesso: qui è il dottor (o meglio ex dottore) Duca Lamberti, radiato dall’albo per aver praticato l’eutanasia.

Leggere Scerbanenco in forma di romanzo è abbastanza strano: l’immediatezza degli ambienti e delle storie raccontate nelle 20 pagine del racconto devono giocoforza cedere il passo a una descrizione molto più dettagliata, a una costruzione più lenta e a dei tempi un po’ più dilatati. E’ un cambio forte, che confonde lo stile abituale, ma che non determina assolutamente un peggioramento della qualità della narrativa dell’autore russo-milanese.

E’ solo all’inizio che, non potendo partire in medias res come uso della casa, il racconto ci mette un po’ a ingranare rispetto ai soliti standard di Scerbanenco; ma dopo il ritmo sale e diventa veloce (anche per un romanzo ) e molto piacevole. Si arriva tranquillamente alla fine senza alcun problema.

Se il ritmo fatica all’inizio, la qualità della storia è fortunatamente sempre eccelsa; Scerbanenco è davvero il miglior autore di noir italiano, sicuramente del suo periodo e probabilmente di sempre, e per farlo non esita a sposare in pieno il noir, a disegnare a tinte scure storie dolorose, a raccontare ciò che è brutto e doloroso senza filtro, senza lieti fini forzati o fiabeschi (non dico di più per non spoilerare troppo).

Non sono fanatico delle serie lette di fila, quindi non ci tornerò subito, ma al momento giusto lo farò sicuramente.