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Berlin, Zooropa

Parlando del Muro di Berlino, è obbligatoria la citazione per quello che è stato contemporaneamente il penultimo bel disco degli U2, la prima cassetta originale comprata nella mia vita e una delle parole che oggi potrebbero descrivere questa Europa che doveva diventare una ma che è, molto più di prima, un insieme mutevole di popoli, idee, modi di fare e vivere molto diversi tra di loro.

A Berlino ci sono stato e francamente il Muro, quello che ne rimane e i musei collegati sono da vedere: non perchè siano belli, ma perchè aprono ancora oggi, a 20 anni di distanza alla riflessione. In quei pezzi, in quelle persone che morivano per passare dall’altra parte, c’è una promessa non mantenuta di un mondo che non può dirsi essere la terra promessa a cui i tedeschi dell’est aspiravano.

E’ sicuramente meglio, ma non è migliorato di quanto quei sacrifici, quelle fughe, quegli atti di pura speranza richiedevano migliorasse.

La caduta di quel muro doveva essere un punto di partenza; in realtà, incapaci ancora e forse per sempre di ragionare senza essere manichei, tra bianco e nero, tra est e ovest, tra cattolici e musulmani, stiamo ancora girando dintorno alle macerie.