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Eataly – Torino

Domenica decisamente gastronomica quella passata.

In mezzo alla industriale freddezza dello (scomodissimo per noi Milanesotti) Lingotto, giusto di fronte alla pinacoteca Agnelli e all’8gallery c’è una piccola gemma di gola: Eataly.

Cos’è? Non solo un supermercato alimentare, più di un negozio gourmet, non solo un ristorante, anche un museo.

Nella vecchia fabbrica della Carpano (quelli del Punt e Mes) è stato ricavato uno spazio dove va in scena tutta l’eccellenza dell’alimentare italiano (e non solo)

Potete vederlo, potete toccarlo, potete farvelo raccontare, potete comprarlo, potete mangiarlo. Oltre ai banchi di vendita per ogni prodotto immaginabile (dal bue grasso di Carrù al prosciutto d’oca, ai formaggi, al pesce spada tagliato al momento dal pesce, a una fornitissima cantina di vino e birra) ci sono anche 5-6 zone allestite a ristorante “fast” (ovvero tovaglia di carta, o sgabelli su bancone) che però servono quei prodotti cucinati.

Cose belle viste: il forno a legna in cui fanno pane e pizze, il banchetto dei tartufi, le due sale di stagionatura per salumi e formaggi, un muro di birre (60-70 tipi, comprese le leggendarie Westvleteren), verticali di vino da brivido, ogni tipo di formaggio immaginabile prodotto in Italia, il sale rosa delle Hawaii, il banco della pasticceria con degli svolazzi dio cioccolato da acquolina.

Cose buone assaggiate: Io ho mangiato dei deliziosi agnolotti del plin con il sugo d’arrosto, accompagnati da un rigoroso Barolo: molto buoni e sopratutto molto abbondanti, così come lo erano i Maccaroni di Gragnano con cozze vongole e gamberi della mia accompagnatrice 😉

Ah, poi abbiamo concluso con un gelato mandarino (alla siciliana, ovvero gelato senza latte, solo succo…) e (attenzione che questo è complesso) gusto “colazione”, ovvero gelato al caffellatte con pezzi di pasta di meliga (biscotti piemontesi di mais e burro, croccantissimi).

Peraltro prezzi onesti per il tipo di offerta: 2 primi + 1 bicchiere di Barolo + acqua naturale e frizzante + pane a 24 euro.

E devo dire che al momento di scegliere mi son sentito molto l’asino di Buridano, perchè un piatto di Tajarin con il tartufo bianco o un crudo di pesce o una costata di “granda” piemontese alla griglia l’avrei mangiata volentieri. Ma lo spazio nello stomaco è limitato.

Cose migliorabili: essì, ogni rosa ha le sue spine. Avrei voluto un po’ più di racconto: già per me che sono tecnico del settore molte cose sono oscure e non mi fanno capire bene perchè un prodotto è particolare, perchè è diverso rispetto a quello che sta sul banco dell’Esselunga. E forse l’idea di fare piatti più piccoli, alla maniera delle tapas, per permettere di assaggiare più cose, potrebbe non essere malvagia.

E, per favore, il caffè si serve bollente, non tiepidino, anche se è una miscela selezionatissima di Necta!