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Quando abbiamo smesso di capire il mondo

Mi è stranamente più facile partire da cosa NON è questo “Quando abbiamo smesso di capire il mondo”, raccolta di tre racconti (due brevi e uno più lungo) di Benjamin Labaut.

Dove prima c’era una causa per ogni effetto, adesso esisteva un ventaglio di probabilità.

Quindi:

  • Non è appunto un romanzo, ma tre racconti distinti, seppure uniti da un tema comune;
  • Non è una ricostruzione storica esatta, ma ha comunque tanti (soprattutto nei primi due testi) elementi presi dal reale;
  • Non è un libro di filosofia della scienza, sebbene parli di temi di scienza “alta”, in particolare nel racconto sulle particelle elementari;
  • Non è una raccolta di biografie, sebbene parli di personaggi affascinanti (fra tutti, Alexander Groethendieck, figura fantastica, da approfondire).
  • Non è una lode ai geni e alla loro unicità e superiorità, anzi, è molto più una analisi critica delle loro debolezze e una sfilata dei loro lati più umani e bassi. Come ho annotato a margine del passaggio qui sotto, il messaggio sembra essere: “I geni sono pazzi che ce l’hanno fatta”.

Se non riusciva a raggiungere un risultato soddisfacente, arrivava sull’orlo di una crisi nervosa; se ci riusciva, cadeva in uno stato di esaltazione simile all’estasi religiosa, verso la quale, a detta dei suoi amici, aveva sviluppato una forma di dipendenza.

È una lettura molto piacevole, ma rimane un oggetto indefinito, come se lo stesso stile dell’autore si sia voluto allineare ai temi del racconto finale, quello sulla storia della teoria delle particelle elementari, qui narrata iniziando da Einstein e la relatività generale e finendo al duo Schroedinger / Heisenberg.
Gli altri due testi sono più lineare e molto gradevoli anche senza conoscenze pregresse.

Il mondo moderno non esisterebbe senza l’uomo che «fece il pane dall’aria», per usare le parole dei giornalisti di allora, anche se il fine immediato della sua miracolosa scoperta non era nutrire le masse affamate, ma fornire alla Germania la materia prima di cui aveva bisogno per continuare a fabbricare esplosivi e polvere da sparo durante la prima guerra mondiale

Oltre ai vari aneddoti, incroci, coincidenze (sapevate che la scoperta del cianuro deriva da un esperimento con il blu di Prussia) ci sono anche momenti di riflessione, di ragionamento. Più di tutti, il tema che rimane è la relatività delle cose, l’assenza di un bene o di un male assoluto, l’abbondanza del grigio. Non è un testo facilissimo, perché non è suo obiettivo divulgare ma più raccontare. Diciamo che se si ha qualche conoscenza “tecnica” (roba da liceo eh, niente laurea in fisica) ci si può concentrare meglio sugli eventi e sulla filosofia, senza inseguire la parte scientifica.

praticamente tutte le truppe della Wehrmacht ricevevano metanfetamine come parte della razione.

Una bella lettura, da curioso, una cosa che andando avanti voglio tornare a fare più liberamente.