La riunione

Pietro Galeotti è un autore televisivo storico. Andando a leggere quello che ha fatto, farete motle volte “ah, sì” con la testa. È l’autore storico di Fabio Fazio, per diren una, uno di quelli che ha inventato “Quelli che il calcio”. Ma anche tante altre cose.

Ottimismo: s.m. sentimento verso il quale non devo mai mostrare in riunione alcuna vocazione.

Qualche tempo fa ha pubblicato il suo primo libro, “La Riunione”, una sorta di raccolta di frammenti di diario, aneddoti, pensieri, sul mestiere dell’autore e sul suo momento fondante, la riunione del titolo.

Non sono quasi mai d’accordo con il pubblico dei programmi che scrivo.

Per tono, stile e forma siamo molto, ma molto vicini a “Le finte bionde” di Vanzina, e, devo dire, anche come mia opinione personale. Lungi da me l’idea di volere una letteratura “di formazione”, dei testi etici, soprattutto su questi testi di svago. Ma questo tono continuamente denigrativo, continuamente senza speranza, sempre quasi a voler dimostrare “eh, che lavoro di merda” alla lunga stufa. Alla fine fai l’autore televisivo, mica il minatore.

“Bisogna fare il possibile, sapendo che è inutile.” Da anni prima di varcare la soglia della Riunione mi ripeto questa frase letta in un racconto di Pier Vittorio Tondelli. Perché è perfetta. E perché da quasi quarant’anni lavoro come autore televisivo. Sapendo che è inutile.

C’è davvero tanta, troppa, acrimonia contro il proprio lavoro, troppa sofferenza. Ed è un peccato, perchè di passaggi gradevoli ce ne sono, di aneddoti divertenti (seppur anonimi) ma sono affogati in questo volontario grigiume autoimposto.

C’è stato un tempo in cui chi scriveva per mestiere usava con cura la lingua italiana. Pare addirittura che alcuni sapessero che si usa “domando” se voglio sapere e “chiedo” se voglio avere.

Passaggi come quello sopra sono oro, e puntano davvero a un passato che non c’è più e che dovrebbe tornare al più presto. Ma si fa fatica a coglierli, persi nel mugugno dell’autore ligure.