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Thinking, Fast and Slow

161 sottolineature. Ok, in 541 pagine. Ma sono comunque tante.

The premise of this book is that it is easier to recognize other people’s mistakes than our own.

Perchè questo “Thinking, fast and slow” è così. Densissimo di concetti. Ogni 2 o 3 pagine c’è uno di quei momenti “Ah, sì”, quelli in cui impari qualcosa, quelli in cui guardi con occhi diversi qualcosa che vedevi e già e dici “Ah, sì.”.

The deeper truth is that there is nothing to explain. (NdR: Ecco, in alcuni casi anche “Ah, no?” (cit.))

Il libro è in giro da una decina di anni, e il suo autore, Daniel Kahneman, ha vinto il Nobel nel 2002. Il testo è citato in moltissimi contesti: formazione, marketing, comunicazione, giornalismo sportivo, analisi strategica di giochi di carte collezionabili. È però un po’ il monolite di “2001: Odissea nello spazio”: tutti sanno che è lì, pochi lo comprendono.

“defining risk is thus an exercise in power.”

Di cosa parla il libro? Di tante cose. È un libro veramente impegnativo, a me ha preso diversi mesi di lettura serale. Non è il libro che si legge in scioltezza.

Si parte dalla struttura della nostra mente, si va nel profondo con il concetto di Sistema 1 e Sistema 2. Poi si passa ai nostri errori di giudizio (o bias), li si analizza e categorizza e poi si prosegue a parlare di contesto (o framing). Si arriva alla fine, dopo aver parlato di probabilità Bayesiana e di analisi del rischio, ad analizzare il tema per cui l’autore ha vinto il Nobe, ovvero la prospect theory, ovvero una roba che prende il concetto di homo oeconomicus come entità razionale, lo distrugge e gli cammina sopra. E si finisce con le dottrine.

The outside view and the risk policy are remedies against two distinct biases that affect many decisions: the exaggerated optimism of the planning fallacy and the exaggerated caution induced by loss aversion. The two biases oppose each other.

Ma, come in ogni capolavoro, non è solo il disegno nel suo complesso ad essere eccezionale. La stessa maestosità è in ogni capitolo, in ogni pagina, nella ricchezza di esempi, di ragionamenti, di strutture. Gli stessi temi sono anticipati, sviscerati, ripresi, anticipati. Ma senza confusione, caos o irragionevolezza. È una sinfonia.

Would you accept a gamble that offers a 10% chance to win $95 and a 90% chance to lose $5? Would you pay $5 to participate in a lottery that offers a 10% chance to win $100 and a 90% chance to win nothing?

L’altra cosa che ci si porta via, e qui cito Foucalt, è una miriade di pezzi per la propria boîte_à outils come quello qui sopra: schemi mentali, modelli di analisi dei fenomeni, trucchetti conversazionali, disegni di esperimenti scientifici.

when we observe people acting in ways that seem odd, we should first examine the possibility that they have a good reason to do what they do.

È davvero, e lo si sente, la summa di decine di anni di lavoro di una persona che ha creato quella fetta di scienza, l’economia comportamentale, di cui il libro parla. C’è dentro qualcosa per ognuno, che vi troverà descritte delle proprie esperienze di lavoro, di famiglia, di vita.

Nothing in life is as important as you think it is when you are thinking about it.

Non è però un libro per tutti: è tosto, certe sere in cui vorrete solo rilassarvi starà lì a prendere polvere. Leggerlo in inglese, ammetto, è stata una forzatura; avrei potuto anche prenderlo in Italiano e fidarmi della traduzione. Mai come in questo caso: recuperate l’estratto dal Kindle Store (o il libro in biblioteca, o l’ebook da Mlol) e vedete con che interesse arrivate alla sua fine. Potreste innamorarvi (o domandarvi chi vi ha fatto sprecare quel tempo).