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The end of the world

Avete voglia di un giochino da 20 minuti, gratis, originale, non impegnativo ma potentemente evocativo?

E allora andate a scaricare questo “The end of the world” dal Play Store o dall’App Store.

Giocateci e poi tornate qui, e vi racconto cosa mi è piaciuto.

Fatto? Bravi.

Ne è valsa la pena vero?

Sarete d’accordo con me che questo The End of the world è un vero e proprio racconto breve, una miniatura di gioco, con una sola meccanica, ma molto potente dal punto di vista emotivo.

Lo stile grafico richiama il seminale Another World, classico degli anni ’90 su Amiga, con quello stile 2D-minimal-poligonale che ancora a 30 anni di distanza sa essere molto evocativo. Ennesima dimostrazione che la tecnica è serva della storia, e non viceversa.

Il gioco vi pone nei panni di un uomo, che si alza dal letto e interagisce con quello che gli sta intorno. Si clicca sul lato destro e si va a destra, si clicca a sinistra e si va a sinistra. Si clicca su un oggetto vicino, si interagisce. Fine. Anche qui, minimalismo alla massima potenza.

Ma è nella singola meccanica di “gioco” che si sprigiona tutto il potere della storia. Cliccando sugli orologi sparsi in giro per la città / mondo di gioco, si può passare dall’adesso al prima. Vedere come era questa città prima che si deteriorasse, capire chi era e cosa faceva il protagonista prima che finisse il mondo.

Non vado nei dettagli, perchè date anche le dimensioni del gioco, dire qualcosa equivarrebbe già a dire troppo. E se proprio proprio non volete saperne nulla, non proseguite nella lettura.

Ma prima di parlare di meccaniche, ancora una volta, come di recente ho fatto per A normal lost phone, sono rimasto colpito dalla capacità del videogame di narrare, di affabulare, di disegnare con pochi tratti un affresco. Siamo veramente a un livello di coinvolgimento molto alto, la storia che si snoda davanti a noi è minima ma profonda e i sentimenti del protagonista ci sono trasmessi con una potenza e una chiarezza assoluta.

E tutto questo grazie appunto alla minima trasformazione data da un clic su un orologio, come si vede nelle foto qui a fianco che mostrano un “ora” e un “prima”. Unendo i punti di qualcuno di questi, con gesti davvero minimali, si riesce a farsi raccontare una bellissima, ricchissima, dolorosissima, storia. In 15 minuti.