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The Breaks of the Game

The Breaks of the Game è un libro di David Halberstam e se vi piace il basket NBA e in generale gli sport professionistici, questo è un libro fondamentale.

Scritto alla fine dei ’70, racconta una stagione intera dei Portland Trail Blazers, dalla preseason ai Playoff (spoiler!), vista dall’autore Halberstam, un grande giornalista (Pulitzer nel ’64) e soprattutto non un giornalista sportivo.

La mano del campione si sente: in questo libro Halberstam narra storie di uomini e sport con un tono che anche a quasi quarant’anni di distanza si distingue per chiarezza e leggibilità.

La ricerca e descrizione meticolosa delle storie dei giocatori, dei tecnici, l’allontanarsi dall’uso dei luoghi comuni, la volontà di “passare il livello” nell’analisi di una scelta tecnica: se esiste la narrativa sportiva moderna di qualità, molto probabilmente l’inizio è possibile rintracciarlo qui.

L’esempio che meglio simbolizza questo metodo ha un nome e un cognome: Kermit Washington. A molti non dice nulla, all’appassionato NBA è noto come “quello che ha scassato la faccia a Tomjanovich”. Qualcuno si avventurerà anche a usarlo come simbolo del gioco violento dei ’70.

Halberstam va oltre, entra nella sua vita personale e apre al lettore il mondo di Washington: i modi, la storia pre e post colpo, la famiglia. Da uno stereotipo si passa a un uomo.

Con lucidità di analisi, parlando di fatti, Halberstam smonta la teoria del pazzo scatenato, mette in luce che quello con Tomjanovich è stato un incidente sfortunato nella carriera e nella vita di un uomo.

E lo stesso metodo viene applicato anche a altri temi: il tema della razza, il tema dell’essere un pro, il rapporto tra giocatori e proprietari, il problema dei soldi.

La qualità è talmente alta, i temi talmente profondi che, sebbene si basi su fatti di 35-40 anni fa, la chiave di lettura è ancora attuale e può essere tranquillamente usata per “leggere” le relazioni sociali nell’NBA di oggi o in qualunque altra lega professionistica seria.

È godibilissimo in lingua originale, un inglese americano pulito e comprensibilissimo che non abusa di termini tecnici o modi di dire.

Leggetelo, fidatevi.