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Dimentica il mio nome

Per una volta faccio una recensione praticamente in tempo reale: il nuovo fumetto di Zerocalcare è infatti uscito giovedì 16 e, grazie all’ottimo servizio di preordine di Amazon, me lo sono trovato subito sul lettore. Perché l’ho prenotato? Perché penso che Zerocalcare sia un ottimo autore, a prescindere dal mezzo che usa per comunicare.

Non sono infatti un grande appassionato di fumetti: seguo giusto qualche strip su internet (vedi xkcd di cui ho parlato qualche giorno fa) e di cartaceo ho letto solo gli obbligatori V for Vendetta e Watchmen (a parte i Cavalieri dello Zodiaco alla metà degli anni ’90).

Questo libro è il quinto di Zerocalcare e secondo me il più compiuto, quello scritto meglio.

L’universo in cui si svolge la storia è il suo solito universo, creato nelle strip e negli altri libri. Ci sono quindi molti dei personaggi abituali, conoscerli serve, anche perché giocano nella trama un ruolo fondamentale: il cuore del libro gira proprio intorno alla storia della famiglia di Zerocalcare. Non entro nei dettagli della trama ma ancora una volta, come nella Profezia dell’Armadillo, l’autore affronta molto bene i temi della vita dei trentenni e il confronto con i “grandi eventi” della vita. A fine libro vi verrà sicuramente un po’ di magone e voglia di fare delle telefonate/visite/dedicare pensieri.

E questo lo fa con il suo solito stile piacevolmente indiepop, che viaggia sempre tra cultura di massa e alternativa, pieno di riferimenti agli anni ’90, sia a livello narrativo sia a livello grafico. Un paio di tavole di questo libro sono talmente piene di oggetti e simboli da sembrare due tavole di Jacovitti per la densità e la ricchezza. Alcune altre invece sono di una bellezza semplicissima ed evocativa.

Non è un libro perfetto, forse il finale poteva essere svolto un po’ più in lungo, succedono troppe cose nelle ultime 50 pagine (il fumetto è lungo in tutto circa 150) e per far apprezzare meglio la storia sarebbe stato fosse possibile tenere un passo un po’ più lento.

Inoltre, anche qui senza fare spoiler, il giudizio sulle volpi è abbastanza assolutorio, di sicuro è una presa di posizione forte, tipica dell’autore romano e potrebbe lasciare qualcuno scontento. Ma stiamo sempre parlando di un autore nelle cui strisce abbonda la sigla ACAB, quindi si sa cosa si compra.

In conclusione un libro consigliato da un autore che sicuramente rappresenta per temi e tono di voce la mia generazione, che la racconta usando un medium diverso dal solito cantante/scrittore e che merita a pieno il successo che sta avendo.