dedioste’s

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Olanda – Uno

La prima cosa che ti colpisce e’ l’ordine, la seconda le biciclette. Dopo qualche ora scopri i problemi: non hanno una cucina. Niente. Grazie a dio ci sono gli immigrati, che han portato la loro (ottimo il turco in cui ho cenato domenica sera, in compagnia di Paolo). Ma da due giorni a questa parte le cose vanno malino… Sto cominciando a guardare con desiderio i sandwich dei distributori automatici.

Per il resto si lavora, pure duro. E’esattamente come essere a casa, a parte che ti mancano tutte le persone (una in particolare 🙂 e non offendetevi voi altri >) ) e che sentirle al telefono costa circa mezzo stipendio, a parte che vivi in un albergo, che ha i suoi pro (sei al bar e arriva Eros Ramazzotti, hai un casino’ di fianco, dall’11esimo piano hai una visuale della madonna) e i suoi contro (il letto e’ tragico, corto e largo; il bagno non gode ancora dell’invenzione di monsieur Bidet).

P.S.: visto che qualcuno non lo ha ancora fatto, devo andare in un cinema e vedere se posso ordinare una birra in un boccale.

Per le patatine e’invece tristemente vero: le affogano in quella merda gialla (Cit.) Visto in un fastfood della stazione dove “fries” equivale a vedersi consegnare una piscina di maionese in cui nuotano le patatine.